La celiachia è uno stato patologico che insorge nel soggetto a qualsiasi età. E’ un disturbo che attualmente si sta diffondendo sempre più e che colpisce uomini e donne indistintamente, insorgendo anche in età adulta. Le avvisaglie che l’organismo produce, come sintomatologia tipica della patologia clinica, interessano soprattutto il tratto gastrointestinale, sviluppando disturbi quali: vomito, gonfiore e dolore addominale, dissenteria, dimagrimento, cefalee, ma anche in età evolutiva problemi nella crescita. Spesso infatti viene diagnosticata la patologia perchè il bambino non acquisisce peso e non segue le varie fasi di sviluppo in modo fisiologico, lasciando pensare ad un qualche particolare disturbo, che impedisce la normale crescita delle strutture corporee. Non sempre questa patologia si scopre con tempestività, poichè a volte risulta asintomatica quindi il paziente ci convive anche per anni, prima che con il passare del tempo e con l’accentuarsi delle condizioni cliniche, che provocano spesso anche forti infiammazioni all’intestino, sia indotto a fare degli esami di routine, approdando poi alla scoperta della causa del malessere.
Una patologia che si può presentare con un vasto insieme di sintomi
Oltre ai sintomi più comuni che interessano l’apparato gastrointestinale la celiachia si può manifestare anche con anemia e osteoporosi, indotte da una ridotta capacità di assorbimento dell’intestino di vitamine e sali minerali, che aiutano a mantenere l’omeostasi dell’organismo; dermatiti, ansia, spossatezza e depressione sono i sintomi generalmente più sottovalutati e che deviano da una corretta diagnosi, ampliando gli orizzonti verso altre problematiche con sintomatologia analoga.
Quando questa patologia viene sottovalutata o non diagnosticata per tempo, può provocare gravi problemi come aborti spontanei, ipotiroidismo e anche neoplasie intestinali, indotte da condizioni alterate delle cellule che costituiscono i villi intestinali. L’individuazione della malattia celiaca, una volta fondato il sospetto, vagliando tutti i sintomi che insorgono, è semplice e si basa su un prelievo ematico, tramite il quale si ricercano specifici anticorpi. Una volta avuto esito positivo, per validare la diagnosi, comprendere lo stato di appiattimento dei villi intestinali e capire da quanto tempo la patologia è in corso, si fa ricorso alla biopsia, ovvero il prelievo di un piccolo frammento tessutale, che viene sottoposto poi ad analisi istologica.
La celiachia è una patologia autoimmune, che risente di fattori genetici di familiarità e cioè se un individuo all’interno di una famiglia è affetto, potrebbe essere un campanello d’allarme per gli altri membri della famiglia. Non è però una malattia genetica: di familiare c’è solo la potenziale predisposizione all’insorgenza, ma una buona percentuale di causa è da attribuire alle condizioni ambientali. Quando un soggetto è predisposto all’insorgenza della patologia, se l’ambiente non interviene a fare la sua parte, la patologia non potrà mai insorgere e ciò è quello che accade nel caso nella celiachia.
Quale sostanza provoca lo stato di malessere?
Il fattore scatenante la malattia è il glutine, una proteina contenuta principalmente nel grano e in altri cereali. Sembra che sia influente, affinchè il morbo possa presentarsi con maggiore facilità, la modalità e la tempistica di somministrazione del glutine ai bambini. Durante lo svezzamento, che avviene generalmente intorno ai quattro mesi e che dura fino a dopo i 7-8 mesi, il bambino va a conoscere nuovi alimenti che si sostituiranno gradatamente ai pasti unicamente a base di latte. E’ stato osservato dai ricercatori che questo è proprio il periodo più critico, in quanto la somministrazione di glutine prima dei quattro mesi e quindi anticipatamente rispetto al dovuto oppure dopo i sette mesi e dunque in ritardo rispetto a quando sarebbe dovuta avvenire, può provocare intolleranze nel bambino verso questo nuovo alimento; inoltre anche la quantità di glutine assunto sembra influire notevolmente: bisogna che il bambino venga svezzato gradualmente e senza esagerare con le dosi, in modo che il corpo a piccole quantità cominci a riconoscere e metabolizzare la nuova sostanza. Se così non fosse, ci sarebbe una ribellione del sistema metabolico, che produrrebbe intolleranza e mancato assorbimento da parte dell’intestino anche di altre sostanze importanti, portando a quelle carenze di cui si è detto.
Attualmente però si sta considerando tutta quella casistica di pazienti che scoprono di soffrire di celiachia da adulti e cioè anche in età superiore a 50 anni. I medici hanno cominciato a vagliare le possibilità, all’interno delle quali non potrebbe più esserci l’ipotesi appena considerata e sulla base di quanto detto sulla predisposizione genetica, sono stati condotti altri studi sul grano, quale fonte principale di glutine e si è arrivati ad una scoperta piuttosto particolare: il grano nel corso dei decenni ha subito processi di trasformazione tramite l’ingegneria genetica, per favorire una maggiore resa di prodotto ed accrescere dunque le entrate economiche. Questo ha condotto gli studiosi ad esaminare le molecole di glutine del grano che ha subito ingegnerizzazione e ad osservare che le mutazioni strutturali potessero essere la causa dell’insorgenza della celiachia. Il corpo infatti ha come una sorta di memoria genetica alimentare e se i substrati che compongono le macromolecole sono incompatibili con il sistema di smaltimento, l’organismo non può funzionare correttamente, in quanto mancano le materie prime per poterlo fare.
Come intervenire una volta diagnosticata la patologia?
Una volta diagnosticata la malattia è necessario eliminare dalla dieta quotidiana ogni alimento che contenga glutine, poichè non è una patologia passeggera, bensì quando si presenta deve essere tenuta sotto controllo con l’adeguata alimentazione. Ormai sono molti gli alimenti senza glutine che si possono trovare al supermercato o i ristoranti attrezzati a qualsiasi esigenza del cliente, ma in natura sono presenti anche farine che di per sè non contengono glutine e tra queste ci sono: il grano saraceno, la farina di mais, di riso, di tapioca, di soia, di castagne e di ceci.
E’ bene, per evitare di sovraccaricare il sistema metabolico con il solo utilizzo di farina di grano, alternare l’utilizzo di alimenti prodotti con il grano con alimenti prodotti con farine alternative, che arricchiscono anche l’organismo di nuove molecole essenziali.
A voi cari lettori piace variare le farine o utilizzate sempre quella di grano classico?