Con il termine dieta “MEMO” si definisce la classica dieta mediterranea, rivisitata in chiave moderna, sulla base di nuovi risvolti scientifici.
Erroneamente si identifica con il termine dieta un regime alimentare limitato nel tempo, che ha la finalità di ridurre il peso corporeo, mentre l’etimologia della parola significa letteralmente “modo di vivere”. Per questo motivo, parlando di dieta MEMO, non consideriamo un regime alimentare limitato in un lasso di tempo, bensì una rieducazione alimentare duratura per tutta la vita, che ci permette di fornire al corpo quei nutrienti fondamentali e importanti per svolgere le attività biologiche in modo corretto e ottimale.
La dieta Mediterranea studiata scientificamente
La dieta mediterranea è stata studiata a lungo da un ricercatore americano di nome Keys, il quale aveva individuato un ridotto numero di casi di malattie cardiovascolari, infarti e ictus nelle zone che si affacciavano sul Mediterraneo e per tale motivo si era stabilito nelle zone del Cilento per condurre delle ricerche relative allo stile di vita. Si rese conto che le abitudini alimentari delle popolazioni che vivevano nelle zone del Mediterraneo, erano la base del benessere fisico degli individui del posto, ecco perchè propose, dopo numerosi e documentati studi al riguardo, l’alimentazione mediterranea come il migliore stile alimentare da intraprendere.
La triade di alimenti che costituisce la base di quest’alimentazione è: pane – olio – vino, quasi come retaggio ereditato dallo stile alimentare greco-romano, ma oltre questi alimenti anche l’assunzione di abbondanti quantità di frutta e verdura, di proteine vegetali, cereali integrali e oli vegetali e la riduzione dell’apporto di grassi saturi e zuccheri raffinati hanno fatto sì che la dieta mediterranea fosse riconosciuta in tutto il mondo.
Scopriamola anche da un punto di vista biochimico
I cereali integrali possiedono un indice glicemico più basso rispetto ai carboidrati semplici e raffinati, dunque producono un minor innalzamento dei tassi di glucosio nel sangue in una fase postprandiale e conseguentemente la ridotta secrezione di insulina. L’insulina è un ormone fondamentale nel metabolismo del glucosio e da recenti studi è stato scoperto che possiede una stretta correlazione con l’insorgenza dell’infiammazione, che causa maggior numero di radicali liberi e dunque maggiore possibilità di avere perossidazione lipidica. La perossidazione lipidica fa sì che, con elevata presenza di molecole di LDL (colesterolo cattivo) in circolo, vengano prodotte in maggior misura placche occlusive nei vasi sanguigni principali, tra cui arterie e coronarie che giungono al cuore. Inoltre l’assunzione di cibi ad alto indice glicemico induce la produzione di ” proteine glicosilate “, che si depositano anch’esse sulle pareti dei vasi, riducendo l’irrorazione dei principali organi vitali del corpo. Il consumo di cereali integrali è un punto saliente della dieta mediterranea ed è una delle cause che spiega la minore incidenza di malattie cardiovascolari, identificata da Keys. Unitamente alla presenza ridotta di carboidrati raffinati, l’assunzione di carni rosse, nella dieta mediterranea, è limitata al massimo ad un giorno a settimana e come sappiamo le carni rosse sono buone fonti di grassi saturi e di colesterolo, mentre è di gran lunga più diffuso l’uso di carni bianche, pesce e legumi, ottimi per l’apporto di ferro e vitamine al corpo. In più la presenza copiosa di frutta e verdura fornisce una quantità di minerali e vitamine essenziali, di cui il corpo si serve per mantenere il benessere di strutture interne ed esterne quali: fegato, reni, ma anche capelli, unghie e pelle; per non parlare in ultimo dell’olio di oliva, “l’oro del Mediterraneo”, che apporta grassi vegetali essenziali e difficilmente reperibili in altri alimenti.
Nuove scoperte si uniscono alle vecchie abitudini alimentari, migliorando il loro effetto
Sulla base dei principi fondamentali citati, relativi alla dieta mediterranea, si sono integrati negli ultimi anni nuovi concetti, frutto di scoperte recenti in ambito endocrino e si è deciso di associare i concetti base di questo regime alimentare alle nuove evidenze scientifiche, in ambito di crononutrizione ed endocrinologia dietetica, portando alla produzione della dieta MEMO. Ciò che fondamentalmente si prefiggono la crononutrizione e l’endocrinologia dietetica è di individuare il momento opportuno in cui assumere un alimento durante l’arco della giornata, servendosi dei principi della dieta mediterranea come supporto e facendo riferimento ai ritmi circadiani per la produzione ormonale.
Favorire una colazione ricca, con assunzione di proteine e grassi, aiuta l’organismo ad affrontare al meglio l’inizio della giornata e a ciò si affianca il fatto che durante le prime ore del mattino si ha una maggiore secrezione di cortisolo, ormone iperglicemizzante, e conseguentemente di insulina, che consentono il corretto metabolismo energetico; esattamente il contrario accade la sera, per cui la cena deve essere creata con alimenti molto leggeri, ad esempio proteine vegetali o proteine del pesce, più facili da smaltire, le quali incentivano anche il rilascio corretto di un ormone detto GH, ipoglicemizzante, che insieme al glucagone viene secreto prevalentemente nelle ore notturne e se i presupposti citati vengono rispettati.
Abbiamo scoperto come l’alimentazione possa diventare un gioco ad incastro, poichè bisogna montare il tassello giusto alla base della piramide per poter continuare efficacemente e senza complicanze a procedere fino a giungere al termine, allo stesso modo scegliendo gli alimenti corretti per ogni pasto della giornata riusciamo a gestire le esigenze energetiche del nostro organismo, senza eccedere e senza alterare i bioritmi naturali.
Avete mai sentito parlare della dieta MEMO? E soprattutto vi ritrovate nelle abitudini alimentari da essa proposte?