Le prime piogge di settembre hanno conferito al paesaggio un aspetto già diverso dal vicino agosto e all’aria un odore particolare ed unico tipico di questo mese, proiettando l’immaginario collettivo verso l’ormai prossima stagione autunnale alle porte. La stagione estiva sta ormai volgendo al termine, ma nonostante ciò è in grado ancora di deliziarci con alimenti naturali davvero particolari e squisiti. Oggi parleremo di un frutto unico nella sua costituzione e morfologia: il fico d’India, abbastanza insidioso da raccogliere e sbucciare, a seguito delle fastidiosissime spine che ricoprono il suo involucro esterno, ma gustoso, colorato e dalle ottime proprietà nutrizionali.
Origini e struttura del fico d’india
Il fico d’India è originario delle zone dell’ Asia e dell’America centrale, diffuso dai territori del Messico si estende fino all’America meridionale. La sua pianta predilige climi caldi, appartenendo alla famiglia delle Cactaceae, di cui fanno parte i cactus, ed è caratterizzata da una struttura carnosa e succulenta, il cui fusto è articolato in pale che prendono il nome di cladodi. E’ una pianta spontanea che cresce normalmente senza le cure dell’uomo, non necessitando di attenzioni particolari nè di irrigazione, considerato che ha una particolare tipologia di fotosintesi tipica delle piante CAM, che permette una traspirazione notturna, riducendo dunque la quantità di acqua eliminata, ma garantendo comunque una sufficiente assimilazione di anidride carbonica, utilizzata per la produzione di sostanze organiche. Questa pianta, scoperta in America, si è diffusa anche nelle zone del Mediterraneo, grazie ai colonizzatori europei che la introdussero in Europa, dove si adeguò perfettamente al clima mite della macchia mediterranea, favorevole per la sua proliferazione.
I frutti maturano tra luglio e agosto, ma alcuni di essi possono prolungare la loro maturazione fino in autunno; sono bacche carnose dal peso di circa 200-250 grammi, che possono assumere varie colorazioni: gialli, bianchi e fuxia e hanno la particolare caratteristica di contenere, immersi nella polpa, numerosissimi semi. La più larga diffusione di fichi d’India si ha in Italia, in particolar modo in Sicilia.
Nell’antichità si utilizzava il fico d’India durante la navigazione come integrazione di sali minerali e vitamine per i naviganti, che dovevano resistere a dure condizioni di sopravvivenza, evitando, anche grazie al suo consumo, lo scorbuto. La diffusione della pianta del fico d’India in zone povere dell’America centrale o dell’Africa ha fatto sì che questi frutti dessero sostentamento alle popolazioni autoctone, che ricavano dai fichi d’India importanti benefici determinati dai buoni valori nutrizionali in essi rintracciati.
I fichi d’india sono un concentrato di proprietà 😉
Questi frutti sono ricchi di vitamina C e antiossidanti, alcune vitamine del gruppo B, calcio, fosforo e potassio, utili come integratori nella stagione estiva, per compensare la perdita di elettroliti, indotta dalla sudorazione accentuata. Anche le pale o cladodi vengono in alcune popolazioni del Messico utilizzate come cibo, da consumare fresche o in salamoia, ovviamente dopo accurata procedura di rimozione della cuticola esterna contenente le spine. Le proprietà dei cladodi sono anche terapeutiche, in quanto viene tramandato dalla medicina popolare l’utilizzo del succo interno, estratto dall’apertura dei cladodi stessi, che applicato su piaghe, ferite, ulcere cutanee o scottature allevia i sintomi con proprietà antinfiammatorie, che riducono la flogosi e conseguentemente il bruciore. Il frutto è invece considerato astringente e a seguito dei numerosi semi presenti il suo consumo non è indicato per chi soffre di disturbi dell’intestino come la diverticolite ad esempio; in assenza di particolari disturbi dell’apparato gastrointestinale l’assunzione di fichi d’India produce un effetto benefico, migliorando la funzionalità intestinale. Anche i fiori vengono sfruttati per le proprietà diuretiche osservate, se vengono utilizzati per la produzione di decotti. A dare maggiore lustro alle proprietà benefiche del fico d’India ha contribuito uno studio recente che ha individuato l’efficacia della componente polisaccaridica, il mannano, presente nel frutto in grado di legare zuccheri e lipidi ingeriti, che vengono perciò resi meno disponibili a livello delle vie metaboliche, favorendo così una riduzione della quantità di glucosio ematico e di colesterolo; tutto ciò potrebbe favorire le condizioni di salute di soggetti affetti da diabete e ipercolesterolemia.
Che dire?! Un frutto che regolarizza l’intestino, riduce le problematiche legate a disfunzioni metaboliche nei confronti di glucosio e colesterolo, integratore naturale di vitamine e minerali, alimento ricco di acqua e soprattutto essenzialmente naturale… Vale la pena mangiarlo! E poi il gusto dolce, accompagnato dalla freschezza conferita da qualche ora di frigo, rende i fichi d’India delle vere prelibatezze da gustare magari al posto di un gelato calorico e ricco di conservanti e coloranti. Affidarsi alla natura è sempre un valore aggiunto! 😉
Conoscevate le peculiarità dei fichi d’India e la loro origine? E’ un frutto che consumate generalmente?